A differenza dei cetacei appartenenti alla classe dei misticèti, ovvero tutti quegli animali marini sprovvisti di dentatura ed aventi al loro posto delle ‘sottili lamine di tessuto e cheratina’ dette fanoni, le orche, cosi come del resto anche i delfini, vengono catalogate come cetacei odontocèti (o anche denticèti), proprio per distinguersi dai loro colleghi in quanto muniti di una dentatura vera e propria. Vivono in tutti i mari e gli oceani del globo terrestre e sanno adattarsi facilmente sia al caldo torrido dei tropici che al freddo rigido dei mari artici, cosa che permette loro anche di poter contare su una vasta gamma di specie di mammiferi marini e terrestri da poter cacciare.

Pesci, pinguini, leoni marini, foche, delfini, balene, ma anche uccelli e piccoli roditori distratti che si sono allontanati un po’ troppo dalla terra ferma, costituiscono il loro menù principale, essendo le orche dei superpredatori marini al vertice della catena alimentare. Grazie al loro sofisticatissimo sistema di comunicazione riescono a mettere in atto dei veri e propri piani strategici di caccia, attuando in gruppo con una sincronìa che ha a dir poco dell’incredibile.

Caratteristiche fisiche di questo grande mammifero

Un esemplare maschio adulto di orca può arrivare a pesare anche 60 quintali, a differenza della femmina che mediamente può raggiungere al massimo i 40 quintali; in proporzione è ovviamente la lunghezza, che per il maschio oscilla tra i 6 e gli 8 metri, mentre per la femmina va dai 5 ai 7. Questo meraviglioso mammifero marino detiene il primato anche in fatto di velocità nel suo ambiente naturale, raggiungendo la velocità massima di 55 chilometri orari, ciò soprattutto grazie alla vigorosa spinta che è in grado di dare la sua possente coda.

E’ da dire che, pur essendo l’orca un animale di grossa stazza, ed avendo inoltre una buona dentatura con denti triangolari molto affilati ed appuntiti, il suo morso non è tanto potente come si immagina; la forza proporzionata dalle sue mascelle non esercita molta pressione quando affonda il colpo, usa invece i denti a mò di vere lame per dilaniare strati di grasso a volte molto spessi come quelli di una balena o di un capodoglio.

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Le tecniche di caccia usate dall’orca assassina

Così come avviene in terraferma per predatori come leoni, leopardi, o iene, anche in mare c’è chi è abituato a procurarsi cibo organizzando delle vere e proprie battute di caccia di gruppo, e molte volte chi lo fa ricorre ad una serie di ‘tattiche’ davvero sorprendenti per la loro genialità. Le orche sono certamente al vertice della catena alimentare marina, e vantano anche la fama di essere, tra tutti i superpredatori del mondo sottomarino, gli animali più intelligenti e creativi nell’utilizzare tecniche di caccia efficacissime ed eseguirle con un sincronismo ed una perfezione che ha dell’incredibile.

Esistono varie specie di orche sparse qua e la nelle acque del globo terrestre, ed ogni specie è contraddistinta, oltre a qualche piccola differenza nei colori delle pinne o magari delle sue strie bianche, anche da diversi comportamenti in gruppo, sia quando si caccia che quando si fa vita sociale. Ogni membro del branco ha un ruolo ben preciso e sa perfettamente cosa fare; alcuni membri del gruppo creano lo scompiglio nei grossi banchi di pesce che si vogliono attaccare producendo grosse bolle d’aria per disorientarli, ed altri invece pensano a riempirsi la pancia, poi ovviamente si danno il cambio.

Come si riproducono le orche?

Il periodo di gestazione di un’orca dura circa un anno e mezzo, e può partorire un solo piccolo per volta; generalmente scelgono acque basse per mettere alla luce i loro piccoli, e c’è sempre qualche altro adulto vicino a dare aiuto se serve, comportamento questo che rinforza i vincoli sociali e le gerarchie di gruppo. Tra tutte le specie animali terrestri e marini, le orche sono certamente quelle che vivono i rapporti sociali in modo più intenso, ed hanno una capacità comunicativa che è un qualcosa di davvero sbalorditivo.

L’unità familiare in cui si organizzano le orche viene detta pod, e succede di frequente che un’orca femmina si accoppi con un maschio di diverso pod; per questo motivo i maschi, non essendo in grado di riconoscere qual’è il loro piccolo, aiutano sempre le femmine in fase di parto, a prescindere se si tratti del proprio bebè oppure no. Una volta venuti alla luce, i piccoli dell’orca restano a stretto contatto con la madre fino all’età adulta, e la madre li aiuterà perfino a trovarsi un partner.

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Il rapporto delle orche con l’essere umano e la crescita in cattività

Studiosi e biologi marini hanno sempre sostenuto che l’orca non costituisce un pericolo per l’essere umano, ed è infatti vero che non si sono mai registrati attacchi in mare aperto, e neppure in acque basse o in prossimità di litorali, dove alcune specie di orche si danno appuntamento per la consueta caccia a foche e leoni marini; l’orca attacca soltanto in cattività, e lo fa quando è nervosa o stressata, altrimenti non succederebbe.

Fino a fine 2019 sono state censite circa 80 orche che vivono in cattività, e sono ovviamente tutte ‘lavoratrici dipendenti’ di enormi parchi acquatici sparsi in tutto il mondo; California, Florida, Texas, Ontario, ma anche Giappone, Russia, Spagna, Argentina…quasi tutte le più grandi megastrutture adibite a parco marino hanno almeno un paio di orche in cattività ed offrono spettacoli che le vedono protagoniste. Ebbene, si sappia che le uniche aggressioni ad esseri umani sono avvenute proprio in questo contesto.